venerdì 8 luglio 2011

Call of Juarez: The Cartel

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Genere: Sparatutto
Sviluppatore: Techland
Distributore: Ubisoft
Lingua: Italiano
Data uscita: 21 luglio 2011

ASPETTATIVE
- Gameplay solido
- Cooperativa a tre giocatori


VIDEO

Nell’immaginario collettivo Los Angeles, la città degli angeli, è un luogo da sogno, con spiagge assolate protette da nerboruti guardaspiaggia e dalle loro prosperose colleghe, con le immense ville delle star di Hollywood, l’E3 o gli store glamour di Rodeo Drive. Sfortunatamente la metropoli californiana è anche una delle città più violente del mondo e la sua vicinanza col Messico la rende uno dei principali snodi per la distribuzione della droga che dall’America Centrale qui giunge, per poi essere distribuita nel ricco e ricettivo mercato statunitense, con buona pace per Schwarzenegger.
Tante sono le opere che sono partite da questa realtà parallela per offrirci uno spaccato diverso, di sicuro non proprio idilliaco, di questi Stati Uniti d’America. Se a provare a scandagliare queste problematiche è però un videogioco sorgono i problemi, forse anche per il fatto che Call of Juarez: The Cartel non tenta di offrire una critica profonda alla situazione o di analizzare i motivi di tale decadimento sociale, bensì vi metterà nei panni di tre poliziotti non proprio dal curriculum impeccabile e vi chiederà di fare piazza pulita di tutto ciò che si muove al di qua ed al di là della frontera.

Per un pugno di pugni
In seguito ad un attentato presso gli uffici federali di Los Angeles, il governo americano decide di estromettere dal caso le diverse agenzie al lavoro per sgominare il Cartello, troppo individualiste e dunque inefficaci per contrastare tali malviventi, e di prendere i migliori, o peggiori a seconda dei punti di vista, agenti di ognuno dei tre corpi investigativi. Tutto ciò per formare una super-squadra in grado di sventare la minaccia di una super-corporazione malavitosa, capace di controllare tutti i traffici in ingresso negli USA. Benjamin McCall è un mastino della polizia di Los Angeles, Eddie Guerra un infiltrato della DEA e Kimberly Evans un’affascinante agente dell’immancabile FBI.
Grazie ad un codice preview giunto nei nostri uffici, abbiamo potuto testare il nuovo shooter Ubisoft per cominciare ad intuirne le potenzialità, in vista della pubblicazione prevista per fine luglio.
Dopo un breve filmato iniziale, che ci spiegherà per quali motivi la squadra è stata formata, verremo gettati direttamente nell’azione, ovvero un inseguimento all’ultimo sangue nel bel mezzo di una highway americana, pedinati da un branco di SUV traboccanti gangster armati di mitra. Sporgendoci fuori dal finestrino riusciremo a tenere a distanza gli aggressori grazie alla collaborazione degli altri due compagni, ma uno spettacolare incidente di uno di questi mezzi coinvolge anche il nostro veicolo. ”Chinga tu madre”
La narrazione vera e propria comincerà circa tre giorni prima, esattamente durante le iniziali fasi di questa pericolosissima missione. Per sabotare i piani del Cartello senza scatenare una guerra aperta tra USA e Messico, dovremo provare a mettere zizzania tra le varie fazioni che stanno provando ad unirsi per interessi comuni. Per scaldare gli animi niente è meglio di un bel rogo alle piantagioni di cannabis nascoste nel bel mezzo di un bosco. Ovviamente questi luoghi saranno ben sorvegliati, ma il trio delle meraviglie non faticherà molto per mettere in ginocchio il distaccamento di trafficanti e mandare in fumo centinaia di piante. Basteranno un paio di murales lasciati sul luogo della missione per sviare qualsiasi sospetto ed avviare una guerra intestina. Evidentemente i nostri avversati, oltre che coltivarla, l’erba la usano copiosamente, ma per essere sicuri che i polli caschino nel nostro tranello andremo direttamente a Los Angeles per spargere un po’ di altre prove inconfutabili. Leggerezze della trama a parte, alla fine quello che ci interessa è avere tra le mani uno sparatutto solido e divertente e Call of Juarez: The Cartel propone una modalità storia da giocare da soli o in cooperativa con altri due esseri umani. La scelta iniziale del personaggio non dovrebbe cambiare il corso degli eventi, ma perlomeno offrire obiettivi secondari diversi a seconda di chi staremo controllando. In una missione, ad esempio, nei panni di Kimberly dovremo eliminare le tracce di suo fratello, entrato decisamente in un brutto giro, mentre in quelli di Eddie avremo la possibilità di far sparire qualche prova dei suoi traffici illeciti. Nelle prime ore di gioco abbiamo avuto modo di sperimentare fasi a bordo di veicoli, da guidare su percorsi lineari o da trascorrere sul lato del passeggero, sparando a tutto ciò che tenta di bloccare il nostro cammino, e classiche fasi a piedi, dove far assaggiare piombo ai coriacei avversari. Queste ultime alterneranno un level design di discreta fattura con saliscendi a ritmare l’avanzata, un buon posizionamento di elementi coi quali ripararsi e una decente intelligenza artificiale nemica, capace di muoversi in maniera efficiente sul campo di battaglia, anche se a volte lungo pattern troppo prevedibili. L’incedere sarà quindi quello di tre bulldozer che avanzeranno frontalmente privi di particolari motivazioni verso il punto seguente indicato dall’interfaccia grafica, senza possibilità di improvvisare strategie di accerchiamento. A variare un po’ l’azione vi saranno alcuni momenti nei quali dover aspettare il fuoco di soppressione dei compagni prima di poter procedere al riparo successivo o un combattimento contro un elicottero, da svolgersi all’interno di una baracca sospesa su di un burrone, nella quale viene conservato un lanciarazzi e una quantità illimitata di munizioni.
Il gameplay non sembra dunque cercare di apportare niente di nuovo ad un genere ormai saturo, ma prova perlomeno a divertire grazie a tre modi diversi di impugnare le pistole (normale, con due mani o con doppia bocca da fuoco) ed un potere speciale in grado di aiutare durante i combattimenti più impegnativi. A parte le leggerezze della trama e l’ingenuità di alcune soluzioni, sempre tenendo come riferimento le prime ore di gioco, Call of Juarez: The Cartel si presenta come uno shooter piuttosto solido, dedicato a chi è in astinenza da sparatorie ignoranti e dialoghi di pari livello.

Orsi con la fame chimica
Call of Juarez: The Cartel sfrutta la nuova versione del motore di gioco proprietario Techland. Quello tecnico, allo stato attuale, appare essere il comparto più debole di tutto il gioco, per via di un forte tearing quasi sempre presente, pop up ed un’evidente mancanza di rifiniture, come gli schizzi quando si è in acqua o interi oggetti (i proiettili in una sei colpi quando si ricarica) che non appariranno in determinate animazioni. Non fosse per questi elementi, il lavoro svolto sarebbe apprezzabile, con una buona diversità tra gli ambienti (autostrada, foresta, sobborgo) ed una diversità del gameplay (prima a piedi e poi in auto). Più discreto il comparto sonoro, con un doppiaggio completamente in italiano, il cui missaggio ci auguriamo verrà perfezionato prima dell’uscita, ed effetti nella media.
Uno dei punti di forza dovrebbe essere la longevità, la campagna è completamente giocabile in cooperativa, sia locale che online, in partita privata o classificata. Inoltre è presente una modalità competitiva che vi permetterà di interpretare o i poliziotti o i criminali, opzione che per ora non abbiamo potuto testare.

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