Alessandra Mussolini, esponente politico di spicco del PDL, durante un'intervista rilasciata al famigerato Klaus Davi nel corso della trasmissione 'Klaus Condicio', ha spiegato al mondo il modo per fermare i Black Bloc.
Combattere seriamente contro la crisi economica? Dare più mezzi alla polizia? Cambiare le leggi troppo permissive? Macché, sciocchini, cosa mi dite mai. La soluzione è molto più semplice: basta ritirare dal commercio un videogioco del... 2002. Stiamo parlando di State of Emergency, titolo uscito su PS2, Xbox e PC ormai dieci anni fa (ce ne sarà ancora qualche copia da ritirare nei negozi dopo tutto questo tempo? Magari l'edizione budget...)
Tiro un attimo il fiato che devo trattenere le risate. La tesi della Mussolini è quanto mai bizzarra: "Si tratta di un terribile presagio di quanto è accaduto a Roma solo pochi giorni fa- ha detto la Mussolini- Seppur virtuale, questo tipo di videogiochi violenti non devono più circolare in Italia perché mettono in pratica la violenza e favoriscono l'illegalità e il crimine. Farò un esposto alla Procura di Roma affinché State of Emergency venga sequestrato. La trama è scandalosa: si accumulano punti colpendo il poliziotto e provocando la guerriglia urbana. Mi chiedo, ma che generazione stiamo creando? Dai dati Swg oggi i consumatori iniziano a giocare a sei anni, ormai purtroppo spesso fuori controllo dai genitori. Come si fa a dire che sono innocui?"
La Mussolini dice la sua anche sul PEGI, affermando che "I produttori non possono essere quelli che da soli indicano cosa consumare e cosa no", dimenticando però di specificare che l'industria videoludica è da anni che chiede norme chiare sul settore, poiché da sola non può fare altro che autoregolarsi con iniziative che non hanno forza di legge.
Ma a questo punto dell'intervista, non può che spuntare la classica indagine conoscitiva su media e minori che fa "riferimento all'influenza negativa che hanno i videogiochi violenti sugli adolescenti. Perché quelli che erano a Roma non erano solo 40enni, ma erano anche ragazzi. C'erano dei giovani, nonché minorenni."
Quindi, riassumendo, "Er Pelliccia" avrebbe lanciato l'estintore spinto dall'influenza dei videogiochi violenti, nello specifico il vecchio State of Emergency? Adesso, non è bello fare battute su fatti così gravi che riguardano questioni molto complesse, ma vedere la politica che tira in ballo la censura di un videogioco di dieci anni fa come soluzione al problema Black Bloc, non può che creare sconforto.
[AGGIORNAMENTO] Riportiamo il filmato dell'ennesimo servizio scandalosamente anti videogiochi andato in onda su un telegiornale nazionale, nel caso il TG5, che mostra immagini di State of Emergency (nel finale del servizio), affermando che "impazza su internet" e che "incita alla rivolta urbana". Va notato che il gioco, che ripetiamo essere uscito nel 2002, non ha una modalità online ed è difficilissimo da reperire nei negozi (in un mondo in cui i cicli di vita dei prodotti si calcolano in settimane, dieci anni sono un'eternità). L'invito alla rivolta c'è, ma è contro una multinazionale oppressiva che vuole limitare le libertà individuali con la violenza.
Dando un parere personale, che va preso come tale, qualcuno ha tirato in ballo State of Emergency deliberatamente, facendo una semplice ricerca su Google e affini per trovare un titolo adatto a montare quest'assurda polemica. Il problema non è il gioco in sé, ormai "morto", videoludicamente parlando, ma la volontà di creare un caso a prescindere, per far proseguire la campagna che Klaus Davi sta montando da qualche tempo a questa parte contro il nostro medium. Nessuno in Europa o nel mondo, davanti agli scontri di piazza nati dalla crisi economica, ha mai tirato in ballo i videogiochi. Invece, in Italia viene considerato normale e ripreso da presunti telegiornali, che un presunto giornalista e una presunta donna politica lancino accuse infondate per fare notizia.