lunedì 17 ottobre 2011

[Recensione] X-Men Destiny - Nuovi mutanti


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Data di uscita: 30 settembre 2011
X-Men Destiny è un Action
Sviluppato da Silicon Knights
Pubblicato da Activision
Distribuito da Activision Blizzard
Disponibile anche per: xBox ps3 - ds - wii


info

Sono passati alcuni anni dall'ultima volta che gli X-Men sono stati protagonisti assoluti di un videogioco tutto loro e l'annuncio sibillino di quello che era stato definito come un incrocio tra un gioco d'avventura e un gioco di ruolo aveva fatto ben sperare, sopratutto a fronte del recente successo delle avventure videoludiche di Spiderman. Almeno finché non abbiamo saputo il nome dello sviluppatore: Silicon Knights. La società canadese ha raggiunto una certa fama con la creazione del franchise Legacy of Kain, consolidata poi dallo sviluppo dell'avvincente Eternal Darkness e del remake di Metal Gear Solid per GameCube; fama crollata inesorabilmente alla pubblicazione del deludente Too Human, titanico flop causato anche dal hype generatosi attorno a un prolungato sviluppo. Insomma, abbiamo seguito con un po' di diffidenza la realizzazione di X-Men Destiny, il quale comunque aveva abbastanza assi nella manica per rivelarsi un vero e proprio sleeper hit, nonostante la qualità non certo esaltante di foto e filmati preliminari. Il verdetto finale? Continuate a leggere...

Tre mutanti per tanti problemi

In realtà le premesse del nuovo gioco Silicon Knights sono estremamente interessanti, sopratutto perché la storia è stata elaborata dall'ottimo Mike Carey, un autore professionista che per anni ha scritto le storie a fumetti degli X-men, comprese alcune saghe in particolare, come Messiah Complex e Second Coming, che hanno inciso profondamente sullo status quo dell'universo supereroistico della Casa delle Idee. In effetti X-Men Destiny parte da uno dei momenti più significativi nella storia del sottobosco mutante Marvel, il funerale del professor Xavier, mentore e fondatore degli X-Men, per poi evolversi in una trama che si ispira vagamente alle storie a fumetti più recenti, carica di personaggi celebri ottimamente caratterizzati. Tuttavia il giocatore non assume il ruolo di alcun eroe o malvagio in particolare, limitandosi a scegliere tra tre giovani in cui si è appena manifestata la mutazione: Grant Alexander, Aimi Yoshida o Adrian Luca. Qui cominciano già a intravedersi le magagne del gioco, in quanto la scelta del personaggio e dei suoi poteri non influenza in alcun modo lo svolgersi della storia e il discreto background dei tre nuovi mutanti viene presto messo in secondo piano a favore della battaglia contro i Purificatori di Bastion e Cameron Hodge. L'avventura prevede infatti una discreta quantità di momenti in cui il giocatore sarà tenuto a scegliere tra la via del bene e quella del male, alleandosi con gli X-Men dello stoico Ciclope o la Confraternita dei Mutanti del sempreverde Magneto. Il problema è che queste scelte non incidono minimamente sulla struttura delle missioni, che fondamentalmente restano esattamente le stesse a prescindere dal personaggio interpretato o dalla fazione scelta, limitandosi a modificare la sceneggiatura e i personaggi coinvolti in una manciata di cutscene. Molti eroi e criminali sono inoltre semplici cammeo dotati di una manciata di battute e benché i fan apprezzeranno senza dubbio la possibilità di combattere al fianco di Colosso, l'Uomo Ghiaccio o l'immancabile Wolverine, resta l'amaro in bocca per le potenzialità inespresse di un concept così interessante.

Geni X e superpoteri

Se non è quindi nella sceneggiatura che si coglie l'aspetto "RPG" tanto reclamizzato del gioco, bisogna ammettere che si fatica a trovarlo anche nel gameplay vero e proprio. In pratica, all'inizio del gioco dovremo scegliere i poteri del nostro alter-ego fra tre archetipi principali: Shadow Matter si basa su velocità e attacchi rapidi ma poco potenti; Density Control consente di creare un mutante lento ma super forte; infine, Energy Projection conferisce palesemente il potere di colpire a distanza a scapito della nostra resistenza fisica. Ad ogni archetipo corrisponde una discreta lista di abilità offensive e difensive che conferisce agli scontri una minima varietà e l'illusione di una sfida all'altezza dei nostri super poteri, la realtà però è che il sistema di combattimento in X-Men Destiny è sempliciotto, noioso ed estremamente ripetitivo. La causa è sopratutto la pessima intelligenza artificiale sia dei nemici comuni che dei boss stessi: i primi generalmente accerchiano il giocatore per poi attaccarlo singolarmente, aspettando pazientemente di essere pestati nelle retrovie; i secondi invece presentano pattern di attacco estremamente prevedibili e banali, proponendo dunque scontri più soporiferi che epici. A conti fatti, è possibile completare il gioco usando ripetutamente le combo di attacchi standard, e in questo contesto risulta davvero sprecato l'interessante sistema dei Geni-X elaborato dallo sviluppatore canadese, il quale è sostanzialmente paragonabile a una forma di equipaggiamento: il nostro personaggio può infatti essere dotato di abilità difensive e offensive basate sui "geni" e sui costumi dei mutanti presenti nel gioco, combinabili a piacimento. Non è comunque soltanto la difficoltà dei combattimenti a deludere, ma anche la stessa struttura delle missioni che, a parte pochi casi un po' più interessanti, richiedono perlopiù l'annientamento di un certo numero di nemici; anche l'esplorazione è ridotta all'osso e del resto la San Francisco proposta in X-Men Destiny non rende minimamente giustizia a quella reale né tanto meno a quella fumettistica: non è soltanto un problema di planimetria, fondamentalmente ridotta a una sequela di corridoi, ma anche di dettaglio, texture e modellazione generale. Graficamente X-Men Destiny è un titolo davvero anacronistico, il polygon count è insoddisfacente se paragonato agli standard odierni e la ripetitività di ambienti e nemici semplicemente appesantisce la sensazione di trovarsi di fronte a un prodotto della scorsa generazione. Gli effetti grafici dei poteri, in particolare, appaiono subito grezzi e poco ispirati, così come le animazioni dei personaggi, sopratutto durante le cutscene ma anche in combattimento, risultano goffe e legnose. Non è un completo disastro, attenzione, perché i personaggi sono rappresentati in maniera molto fedele sia esteticamente che nel doppiaggio, ma l'impressione generale è quella di un titolo sviluppato in fretta e furia, senza passione e rispetto per un brand che meritava sicuramente di più.

VOTO:

5.5


PRO :-)

Sceneggiatura di Mike Carey
Personaggi fedeli alla loro controparte cartacea

CONTRO :-(

Comparto tecnico davvero deludente
Missioni ripetitive e troppo facili
Le famigerate "decisioni" non influenzano quasi niente

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enjoy

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